Il bacino del mediterraneo: un hotspot di biodiversità

Le strategie di conservazione rappresentano una questione cruciale nel bioma mediterraneo perchè quest'area, che rappresenta solamente il 2% della superficie mondiale, ospita il 20% della ricchezza floristica mondiale.

Myers inizialmente definì 14 hotspots nei biomi tropicali e altri 4 in biomi con clima mediterraneo (Sudovest Australia,Regione del Capo-Sud Africa, California e parte del Cile).

Come le altre 4 aree "mediterranee" il Bacino del Mediterraneo è uno dei maggiori centri della diversità vegetale nel mondo. Il ruolo prominente giocato da quest'area è stato enfatizzato dallo stesso Myers, ma egli esitò nell'individuare l'intero bacino come un unico hotspot perchè esso copre una estesa superficie e per certe regioni era disponibile un insufficiente quantitativo di informazioni .

In questo contesto Medail and Quezel nel 1997 riportano un quadro globale della ricchezza in piante e degli endemismi per definire in maniera più precisa gli hotspots nel bacino del Mediterraneo; essi identificarono 10 hotspots per poi, due anni più tardi (1999), ritornare sull'argomento con una discussione organica che descrisse i vari approcci possibili per definire le priorità di conservazione nel bacino mediterraneo.

Nel 2000 Myers aggiunge il Bacino del Mediterraneo agli hotspots di biodiversità del pianeta.

Tutta l'Africa tropicale ha la stessa ricchezza vegetale (30000 taxa) delle regioni circum-mediterranee in un area però quattro volte più grande. Inoltre il bacino mediterraneo possiede 10.8 specie/1000 kmq, tasso più elevato rispetto, per esempio, a quello della Cina (3.1), dell'India (4.7) e del Brasile (6.5), ma più basso rispetto a Colombia (40) o Panama (90).

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