Biodiversità in Agricoltura

La parola Biodiversità viene dalla combinazione delle parole ‘biologico’ e ‘diversità’.

 

La Biodiversità agricola è la varietà genetica nelle piante che coltiviamo e negli animali che alleviamo per il cibo e le fibre.Il materiale genetico che usiamo per sviluppare nuove razze e varietà viene chiamato risorsa genetica.  Sfortunatamente, questo patrimonio si è notevolmente ridotto negli ultimi decenni;proprio per questo motivo si è cercato di limitare le perdite creando Convenzioni a livello internazionale. La spinta per un aumento della produzione agricola e dei profitti ha orientato la scelta su un numero limitato di varietà di piante e di razze animali ad alto rendimento. Molti agricoltori, invece di coltivare un’ampia varietà di piante come nel passato, si sono concentrati su un’unica coltura da reddito, chiamata monocoltura, che ha ridotto sensibilmente la Biodiversità agricola nel mondo. Le piante da monocoltura sono spesso varietà ibride di una specie tradizionale. Una migliore varietà produce di più, così il contadino non si preoccupa di piantare la varietà più vecchia, che lentamente sparisce. Con l’agricoltura tradizionale, i contadini tendevano a coltivare una vasta varietà di piante e spesso allevavano anche il bestiame. Con l’avvento della monocoltura, le pratiche agricole tradizionali sono state in gran parte abbandonate. Un gran numero di varietà di piante e razze di animali sono silenziosamente scomparse. Questa sparizione è conosciuta come “estinzione”, ed è irreversibile. 

I classici campi a monocoltura dell’agricoltura intensiva, mantenuti in produzione grazie all’alto apporto di input esterni (fertilizzanti, insetticidi, fungicidi e acqua), sono doppiamente dannosi nei confronti della Biodiversità. Da un lato, infatti, causano inquinamento, erosione dei suoli ed eutrofizzazione delle acque modificando gli habitat naturali, dall’altro sono agroecosistemi estremamente semplici ed omogenei (una sola varietà coltivata su ampissime superfici) dove non c’è spazio per la Biodiversità agricola, altri modi di coltivare cercano di coniugare la sostenibilità ambientale e sociale in sistemi agricoli più diversificati. L’agricoltura integrata, agricoltura ecologica, biodinamica o in generale le molteplici forme che si possono trovare sotto la definizione di agricolture che riducono o non fanno uso di input chimici, non sono altro che un tentativo in questa direzione. In questi modelli agricoli non solo la Biodiversità coltivata è molto maggiore rispetto all’agricoltura intensiva, ma anche l’impatto sulla Biodiversità naturale è molto ridotto.

Prendendo in esame le dinamiche della diversità genetica nell’evoluzione dell’agricoltura, infatti, si rileva la netta contrapposizione tra la cosiddetta agricoltura tradizionale, che ha caratterizzato la nostra storia fino agli inizi del novecento, e l’agricoltura moderna. Nella creazione di Biodiversità agricola hanno avuto un ruolo chiave i contadini che hanno domesticato le colture e le hanno diffuse su areali sempre più ampi, portandole con loro nelle migrazioni. Questa dispersione dal centro di origine , legata all’attività dell’uomo, ha giocato il ruolo maggiore nel diversificare le sementi. Dovunque le piante sono state portate, sono state modificate dall’ambiente e dai metodi colturali adottati dalle diverse civiltà. Quest’opera di selezione dell’ambiente naturale e culturale ha avuto come prodotto la costituzione di varietà locali (landraces), termine che sottolinea la loro distinzione dalle varietà moderne. Infatti, le prime sono il frutto di un processo di adattamento localizzato e quindi sono estremamente diversificate tra loro; mentre quelle moderne sono selezionate per poter utilizzare la stessa varietà in ambienti diversi, con tecniche di agricoltura intensive, e presentano una forte omogeneità genetica. Comunque, a partire dalla Conferenza FAO del 1967, la ricerca agricola internazionale si è indirizzata verso la conservazione Ex Situ per motivi pratici ed economici. Questa forma di conservazione, infatti, è quella che consente un uso quasi immediato del materiale per programmi di studio e di miglioramento, dimostrandosi più interessante per i ricercatori.

Dalle specificità dell’agroBiodiversità deriva un’importante differenza con la Biodiversità naturale: essa è soggetta ad erosione genetica a causa del non uso e non perché sovrautilizzata. La discussione sui parchi naturali, ad esempio, si concentra sul capire come limitare l’impatto dell’uomo sull’ambiente, cercando di ridurre le attività antropiche nell’ecosistema. Nel caso dell’agricoltura il problema è esattamente l’opposto: senza i contadini che la coltivano l’agroBiodiversità sparisce. Programmare un suo uso sostenibile vuol dire riuscire ad aumentarne l’utilizzo e la circolazione, non limitarlo come potrebbe essere per la Biodiversità naturale.