La tutela - Organizzazione

La tutela della biodiversità italiana è affidata alle seguenti entità organizzative:

  • Amministrazioni Centrali, Regionali e Locali;
  • Relativi Enti strumentali;
  • Istituti ed organismi specializzati;
  • Università ed altri centri di ricerca;
  • ONG interessate;
  • Soggetti privati interessati.

Alcuni dei soggetti sopra riportati fanno parte del Comitato di Coordinamento Nazionale per la Biodiversità (D.M. 27 aprile 2004), co-presieduto dal Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Tutela del Territorio e del Mare.

Amministrazioni centrali

  • Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare;
  • Ministero delle Politiche Agricole e Forestali;
  • Ministero della Salute;
  • Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca;
  • Ministero delle Attività Produttive;  Ministero Economia e Finanze;
  • Ministero Affari Esteri;
  • Ministero dei beni culturali

Amministrazioni Regionali e Locali:

  • 20 Regioni e 2 Province a Statuto autonomo;
  • 109 Province a Statuto ordinario;
  • 8101 Comuni.

Tra gli Enti Strumentali competenti possiamo annoverare:

  • Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT);
  • Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR);
  • Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente (ENEA);
  • Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata al Mare (ICRAM);
  • Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS).

Per quanto riguarda il mondo accademico italiano, quasi tutte le Università, Istituti e loro Consorzi si occupano a vario titolo e con diversa competenza dello studio della diversità biologica. In taluni casi, questa attività è più o meno organizzata in modo organico a supporto delle Pubbliche Amministrazioni Centrali o Locali. Tra queste iniziative va segnalata l’Osservatorio della Biodiversità della Regione Lazio, gestito da un consorzio di Università del Lazio.