Agricoltura OGM

Agricoltura OGM

L’ agricoltura OGM è spesso fonte di dibattito vista la molteplicità degli ambiti che ricopre. L’attività mediatica ha additato gli OGM come alimenti dannosi e nocivi per la salute umana, i media infatti sono stati la maggior fonte di informazione comune, che ha prodotto un “dipinto” a volte incompleto, a volte falso, a volte forviante. Innanzitutto, cosè un OGM? Queste tre lettere sono l’acronimo di ORGANISMO GENETICAMENTE MODIFICATO , ovvero un individuo vivente a cui sono state applicate tecniche di ingegneria genetica, tipicamente la rimozione o modifica di alcuni tratti del genoma.

Le tecniche utilizzate per originare OGM sono:

  1. Micro e Macroinserzione di materiale genetico preparato esternamente all’ospite;
  2. Utilizzo di RNA o DNA vettore da inserire in un organismo ospite che naturalmente non contiene quel gene;
  3. Ibridazione e fusione di un numero variabile di cellule contenenti diversi corredi genetici.

La commercializzazione delle colture biotech è cominciata nel 1996; il numero di studi condotti negli anni seguenti è stato altissimo ma ancora ad oggi non esiste un coro univoco sui benefici o danni possibili da questo tipo di agricoltura. Le quattro agricolture maggiormente coltivate sono colza, cotone, mais e soia presenti in 25 paesi e in continua espansione, nel 2009 l’incremento di coltivazioni OGM è aumentato del 7% rispetto all’anno precedente, per un totale di 330 milioni di acri. Scopo dell’agricoltura OGM è quella di minimizzare l’uso di erbicidi e pesticidi, poter coltivare alcune specie in condizioni climatiche normalmente avverse alla specie naturale (freddo, siccità,..).

Il numero di agricoltori a livello mondiale che usufruisce della tecnologia biotech è di circa 14 milioni, il 90% di questi (all’incirca 13 milioni), sono piccoli agricoltori aventi scarsità di risorse. Il cotone Bt (erbicida resistente) ha già apportato contributi economici non indifferenti, e nel futuro è previsto un boom di colture a riso OGM, che verrà commercializzato in breve tempo a livello mondiale con apporti economici notevoli per tutti i piccoli produttori che non riuscirebbero mai ad ottenere gli stessi vantaggi con l’agricoltura convenzionale.Oltre ad un ritorno economico atto a risollevare le sorti di milioni di famiglie sulla soglia della povertà, l’ingegneria genetica e i suoi prodotti puntano a diminuire drasticamente l’impatto ambientale che le colture agricole e zootecniche hanno sul pianeta. Un primo esempio è quello di eliminare l’uso di erbicidi e pesticidi evitando l’inquinamento dei suoli e delle falde acquifere; un secondo caso, soprattutto a livello zootecnico è l’uso del mais fitasi, questo OGM permetterà ai suini di aumentare il loro tasso di crescita e di digerire una maggior quantità di fosfati con conseguente diminuzione dell’inquinamento (meno fosfati nei reflui zootecnici).

Ma allora perché tanta paura e remora verso l’agricoltura biotech?

Esponenti politici e comunità scientifica vogliono verificare se esiste un potenziale rischio. Fino ad oggi in molti paesi, compresa l’Italia è stato attuato il Principio Di Precauzione, cioè la conduzione di studi mirati per capire se esiste un danno e qual’è la sua entità prima di commercializzare i prodotti OGM. Queste verifiche perché siano corrette devono essere obiettive e rigorosamente scientifiche. Una prima paura ambientale scatenata dalla messa in uso degli organismi OGM è il rischio che queste “nuove” specie possano soppiantare quelle preesistenti, tale sostituzione se possibile avrebbe un impatto notevole sulla biodiversità mondiale, ed alcuni studi hanno già riportato perdita di varietà biologica a seguito dell’utilizzo dell’agricoltura OGM, dati che spesso contrastano con quelli ottenuti utilizzando un’agricoltura ecologica. In pochi anni sono aumentate le monocolture intensive di un numero ristretto di varietà selezionate dall’uomo, riducendo massicciamente la diversità delle piante coltivate. Un secondo dubbio strettamente correlato alle varietà delle colture è la diminuzione della diversità genetica, poche varietà di poche specie vegetali (ma anche animali) possono portare ad avere reazioni medesime di fronte alla comparsa di nuove o vecchie malattie o a cambiamenti ambientali. Dal punto di vista ecologico, si deve tenere in forte considerazione l’azione fondamentale dei sistemi ecologici e il loro modus operandi; essi sono, infatti, restii ai cambiamenti impostogli dall’uomo; tendono invece a ricercare una stabilità ecologica che si protrae negli anni e i cambiamenti, quando avvengono sono piccoli e lenti, atti a far si che tutto il sistema si evolva con questi mutamenti.

A livello di sfruttamento del suolo, ogni microorganismo è adattato all’ambiente in cui vive ed è al contempo indispensabile, aiuta a mantenere fertile il suolo, è fonte di nutrimento per le piante ed è essenziale per il corretto funzionamento dei cicli di materia ed energia che compongono le reti alimentari, e in modo più ampio e più complesso l’insieme dei vari ecosistemi. La grande paura verso l’agricoltura OGM è che le piante utilizzate possano mantenere una persistenza e una forte invasività nei terreni in cui vengono piantate; altri rischi sono la potenziale induzione di resistenza agli insetti infestanti (cui le piante sono resistenti), l’interazione con organismi non-target (ovvero specie ipoteticamente non soggette all’azione del transgene) con effetti e conseguenze su singole specie (aumento di mortalità negli stadi larvali, come la Farfalla Monarca) o su gruppi di animali come api e altri insetti non infestanti, con conseguenze sull’intera catena alimentare e quindi riducendo la biodiversità.