Valore diretto

La biodiversità ha, innanzitutto, un valore diretto costituito dai beni che fornisce alla società e che vengono costantemente sfruttati tramite l'agricoltura, la pesca, la caccia e la raccolta del legname.

L'alterazione della funzionalità degli ecosistemi ha quindi un impatto economico: variazioni della diversità biologica possono direttamente ridurre le risorse di cibo, di acqua, di carburante, di materiali da costruzione, e anche di risorse genetiche o di medicinali.

Le piante, ad esempio, costituiscono un bene particolarmente prezioso per la salute umana, poiché producono un'infinità di molecole che trovano largo impiego in farmacologia. Per rendersi conto di questa importanza si pensi che negli Stati Uniti quasi l'80% delle principali prescrizioni mediche traggono origine da organismi viventi (di queste 74% da piante, 18% da funghi, 5% da batteri, 3% da vertebrati).

Quanta ricchezza farmacologica sia contenuta nelle piante ce lo suggeriscono anche le medicine tradizionali che fanno ampio uso delle proprietà curative di molti vegetali e curano circa 3 miliardi di persone ossia l'80% della popolazione dei paesi in via di sviluppo.

È chiaro che la perdita di biodiversità pregiudica l'opportunità futura di conoscere e derivare nuovi benefici per la salute umana dalle specie estinte e che, quindi, la conservazione di un'elevata biodiversità può risultare determinante per la cura di malattie ora incurabili.

Ad esempio, in una pianta del Madagascar, paese caratterizzato da un'elevatissima biodiversità e dalla presenza di specie uniche al mondo, sono state scoperte due molecole che hanno consentito, a partire dal 1971, di elevare notevolmente l'efficacia della chemioterapia contro una forma di leucemia infantile portando così la sopravvivenza oltre i cinque anni d'età dal 10 al 90%.

Le piante costituiscono una fonte di cura delle malattie umane da millenni e molte delle medicine moderne sono state scoperte esaminando l'uso di queste piante nelle medicine tradizionali.

Ad esempio, la corteccia di salice Salix alba, albero che cresce nelle aree umide e lungo i fiumi in Europa, è stata usata per secoli dagli europei per curare infiammazioni, dolori e febbre. Nel XVIII secolo questa informazione fu documentata formalmente dalla Royal Chemical Society e alla fine del XIX secolo una casa farmaceutica tedesca (la Bayer) riuscì a sintetizzare il componente chimico contenuto nella corteccia del salice e a produrre e commercializzare l'attuale aspirina, la medicina più venduta al mondo!