Cambiamenti climatici globali

Il riscaldamento globale rappresenta probabilmente la minaccia più pervasiva fra quelle attualmente individuate come incombenti sulla biodiversità, considerato che variazioni di temperatura anche minime possono condurre a trasformazioni irreversibili e possono innescare fenomeni imprevedibili. Sebbene la temperatura sia il parametro climatico più utilizzato per questo tipo di studi, il cambiamento nel regime pluviometrico, l’umidità relativa, la radiazione solare, la velocità del vento, il livello della CO2 e l’evapotraspirazione possono influenzare la biodiversità in modo più significativo della temperatura (Hulme, 2005).

Già oggi, sono noti e ben studiati numerosi effetti sulla biodiversità: ad esempio le ricerche sulla fenologia delle specie costituiscono un importante strumento per indagare i cambiamenti biologici ed ecologici indotti dal cambiamento climatico (Parmesan e Yohe, 2003; Root et al., 2003). I tempi di fioritura, di migrazione, di letargo, di deposizione delle uova e le diverse fasi dei cicli vitali di numerose specie ci forniscono informazioni preziose sui mutamenti che stanno avendo luogo in risposta ai cambiamenti climatici.

Queste modifiche fanno parte di un gruppo di reazioni di risposta al cambiamento: si tratta dei cambiamenti che possiamo considerare teoricamente reversibili e che possono essere riscontrati anche a livello individuale (ad es. variazioni fenologiche, fisiologiche e comportamentali). Si possono verificare anche casi di adattamenti genetici, soprattutto microevolutivi, che però possono essere studiati in casi di specie con cicli vitali brevi e tassi di crescita elevati.

  1. EFFETTI SULLA BIODIVERSITÀ DELLE ALPI E DEGLI AMBIENTI MONTANI
  2. A livello globale i sistemi naturali caratterizzati da ghiacci o nevi perenni hanno già subito influenze significative che vanno dall’allargamento all’incremento del numero dei laghi glaciali, all’aumento dell’instabilità del suolo nelle regioni con permafrost, delle valanghe e delle frane nelle regioni montuose, ai cambiamenti di alcuni ecosistemi artici ed antartici, inclusi i biomi mare-ghiaccio. Nel nostro paese potrebbe verificarsi un generale aumento dei limiti altitudinali di distribuzione di molte specie montane, con il loro potenziale spostamento a quote maggiori, sin dove queste specie hanno “spazio altitudinale” a disposizione.



  3. EFFETTI SULLA BIODIVERSITÀ DEGLI AMBIENTI MEDITERRANEI
  4. In via teorica, in risposta a un aumento della temperatura su scala regionale si potrebbero creare le condizioni favorevoli per una significativa espansione dell’areale di distribuzione delle specie mediterranee, per un processo di progressiva “mediterraneizzazione” delle zone interne della penisola. Tale processo sarebbe però fortemente ostacolato dalla diversità ambientale e dal livello di frammentazione presente e quindi le comunità mostrerebbero difficoltà, anche geografiche (non solo ecologiche), nel seguire e assecondare i gradienti di trasformazione in atto. Negli ambienti mediterranei il cambiamento si affiancherebbe e peggiorerebbe quelle che sono già state individuate come le più gravi minacce attualmente presenti: turismo, inquinamento, sovrasfruttamento ittico, incendi, desertificazione, depauperamento delle risorse idriche.

  5. EFFETTI SULLA BIODIVERSITÀ DEGLI AMBIENTI MARINI

In mare le modificazioni più evidenti riguardano la distribuzione della temperatura e, di conseguenza, la circolazione delle masse d’acqua, l’innalzamento del livello del mare e la ripetitività di eventi metereologici eccezionali. Tali modificazioni innescano profonde reazioni negli ecosistemi marini, sino ad incidere profondamente sulla produttività e la biodiversità, fattori a loro volta connessi agli aspetti sociali, economici e culturali.